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Gin la Gassa, il nodo che unisce il gin al Mar Mediterraneo

Elisabetta Lugli
March 10, 2021

Complesso, elegante, mediterraneo come solo Trieste sa essere: oggi vi presentiamo Gin la Gassa con il suo creatore, Andrea

Gin la Gassa arriva dalla ventosa Trieste: a dargli vita è stata la passione di Andrea Lakovic, che esordisce nel mondo dei distillati con questo sorprendente London Dry premium, il primo di Trieste e di tutto il Friuli. Un distillato capace di rappresentare appieno il carattere della sua terra. Abbiamo parlato con Andrea per scoprire la storia di questo gin prodotto magistralmente e con estrema cura.

“Penso anche alle tematiche di Svevo; volevo questa complessità da ricreare in bottiglia”

Andrea, raccontaci come è nato Gassa Gin.

Gin la Gassa è uscito ufficialmente sul mercato a novembre 2019, ma questo è successo dopo una gestazione molto lunga, di quasi tre anni. Ho fatto un anno e mezzo di prove. L’idea è arrivata dalla mia passione per il gin, che amo sia nei cocktail che sotto forma di classico gin tonic. Nella vita ne ho assaggiati tantissimi, li ho studiati. Volevo capirne di più, così sono andato a studiare in Inghilterra, a Londra, dove ho girato le distillerie, ho fatto apprendistato e corsi di botanica. Dopo mi sono rimboccato le maniche e ho messo per così dire le mani in pasta, un po’ come gli alchimisti del Medioevo. I primi risultati sono stati pessimi: poveri i miei amici che hanno fatto da cavia! Ma non ho desistito: ho corretto gli errori, non mi sono vergognato di buttare via piccoli lotti, alla fine sei mesi prima dell’uscita finale mi sono ritrovato soddisfatto del risultato ottenuto. C’era risposta positiva, e questo mi ha incoraggiato. Ho deciso di mettere Gin la Gassa sul mercato, così insieme al gin è nata anche la società, Lakospiriti, della quale sono unico socio e factotum. 

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Da dove arriva il nome Gin la Gassa?

La gassa è un nodo marinaio; mi sembrava che cascasse a pennello perché trovo che dia l’idea di Trieste da un punto di vista geografico – il terreno secco, la macchia mediterranea e poi la distesa del mare davanti -. Lo spirito e il carattere della città io riassumo con le parole di Saba: è una città di scontrosa grazia. Apparentemente chiusa e riservata, ma in realtà basta scavare un po’ sulla superficie per trovare un mondo più complesso. Penso anche alle tematiche di Svevo; volevo questa complessità da ricreare in bottiglia. Il tipico sentore pungente del gin che viene mitigato dal finale intenso degli agrumi, tipicamente mediterraneo. Il sapore del gin è più nordico normalmente, sa più di campi e boschi che non di mare. La gassa è un nodo che unisce simbolicamente queste realtà in un unico finale. 

L’etichetta di Gin la Gassa è molto bella, cosa vuole comunicare?

La parte centrale ricorda un oblò; viene citato il vento – la bora che richiama la città – le onde richiamano il mare. L’utilizzo del bianco e nero vuole mantenere un’eleganza forse un po’ schiva, proprio come quella di Trieste.

Parliamo delle botaniche che hai utilizzato.

Le botaniche rispecchiano pienamente il territorio. Oltre al classico trittico composto da ginepro, angelica e coriandolo, aggiungo timo, rosmarino, basilico, menta, radice di liquirizia e semi di sedano per ottenere l’amaricante, semi di finocchio che donano una certa gentilezza e infine tre agrumi: limone, bergamotto e pompelmo rosa.

gin la gassa
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La distillazione di Gin la Gassa è quella classica del London Dry?

Sì, si tratta di un’unica distillazione; le botaniche sono tutte naturali, non ci sono  essenze. Sono tutte infuse, quindi filtrate e distillate in alambicco di rame, che è un fattore importante perché il rame catalizza gli elementi più impuri. Poi il va fatto riposare e infine, dopo due o tre settimane, si imbottiglia. La produzione è artigianale, composta da piccoli lotti da 540 bottiglie. La filiera è corta e controllata, seguita da me passo per passo. 

Come consigli di gustare Gin la Gassa?

Personalmente a me piace tanto nel Cocktail Martini: lo trovo particolarmente adatto per via del suo equilibrio. Si adatta bene anche per preparare il White Lady e il Caruso. Qualcuno ha usato Gin la Gassa per preparare cocktail con il basilico. Nel classico Gin Tonic il garnish deve essere il più semplice possibile, perché avendo lavorato molto sui gusti a monte, a valle si rischia di snaturarlo: trovo che un rametto di rosmarino sia più che sufficiente. La parte agrumata non ha bisogno di essere sottolineata.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho già un altro gin pronto, con caratteristiche diverse da la Gassa. Si tratta nuovamente di un London Dry, ma a differenza di Gin la Gassa non vuole ricreare un carattere della zona: stavolta sono andato a briglia sciolta mettendo insieme gusti e botaniche che mi ispirano e che trovo “sfidanti”. Aspetto che la situazione torni alla normalità per proporlo, adesso non è il momento. Sto anche lavorando a un bitter con l’idea di accoppiarlo per un Negroni. Insomma, non sono certo fermo!

Scopri Gin la Gassa su GinShop    Vai alla scheda nell’Enciclopedia del Gin

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