Accetto la sfida: cocktail anni ‘80/’90 da dimenticare

The Gin Lady
March 16, 2017

Con l’aiuto di un gruppo di esperti sul campo, un sondaggio semi-serio sui miscelati che si spera nessuno più chieda al bar

Sono giorni che compaiono su Facebook le foto degli anni che furono, molte di esse anni ’80 e ’90, precedute da un “accetto la sfida”. Per questo mi è venuto in mente di accettare la sfida non con fotografie, ma con un revival alcolico di quei tempi bui per la moda e per alcuni versi anche per la miscelazione. Erano anni in cui o si beveva molto bene, per esempio nei grandi alberghi, oppure davvero male, come nelle discoteche o nei pub che erano all’apice della popolarità.

A proposito di moda, c’è da dire che all’epoca il gin non è che avesse così tanto seguito. Erano gli anni della vodka, liscia o peggio, aromatizzata a qualsiasi gusto. Il gin, più che altro compariva, come variante da professionisti della sbornia, come ingrediente in affiancamento alla suddetta vodka e qualche volta pure al rum, con il risultato di dar luogo a delle vere bombe alcoliche. L’obiettivo spesso era infatti di fare a gara a chi reggeva più l’alcol, dopo aver bevuto “mischioni” a gradazioni stellari come l’angelo azzurro, con il risultato di finire la serata con una sonora sbronza e passare il giorno successivo in pieno hangover.

Negli anni ’80 e ’90 spesso si pensava più a ubriacarsi che alla qualità della bevuta, per fortuna oggi i tempi sono cambiati

Ho chiesto al nostro amico Patrick Pistolesi di aiutarmi in questo revival e lui ha avuto una grande idea: coinvolgere i colleghi barman su Facebook per una specie di sondaggio, alla ricerca del re degli “shitty cocktail” degli anni ’80/’90. Neanche a dirlo, il più gettonato è stato proprio il suddetto Angelo Azzurro: gin, blu curacao, succo di limone, sciroppo di zucchero e ghiaccio. Di angelico aveva davvero poco! Rimanendo sul blu, che tanto piaceva in quel periodo, si ricorda anche il Blue Lagoon, che si preparava tanto con vodka, quanto col gin, ma almeno è un long drink e non un cocktail in stile “idraulico liquido”. Nella versione IBA del 1987 prevede curacao, gin, top di lemonsoda, fetta d’arancia e ciliegina al maraschino, che i barman definiscono “radioattiva”, proveniente direttamente da Chernobyl.

Angelo Azzurro

Il famigerato cocktail Angelo Azzurro

Citazione storica anche per il TGV, letto alla francese, come i treni veloci che cominciarono le loro corse nel 1981. Trattasi di altra bomba alcolica, che altro non è che l’acronimo di tequila, gin e vodka: in pratica tutte basi. Roba da “essere presi in faccia dall’omonimo treno”, è il commento più che condivisibile. Non ci scherzava neanche l’Invisibile, che annoverava fra gli ingredienti il gin, il rum bianco, la vodka e il triple sec, anche se non contento c’era chi ci metteva la tequila al posto di quest’ultimo e perfino chi lo preparava in versione fragola e menta.

Il mitico Giorgio Fadda, già presidente Aibes, ricorda lo Skywasser: “Servito soprattutto in versione analcolica con succo di limone fresco, sciroppo di lampone e soda. La versione alcolica prevedeva l’aggiunta di 4 cl di gin. Non era male tutto sommato, ma era difficile berne di buoni perché spesso ottenuti da basi sweet and sour e sciroppi di scarsissima qualità”.

B52

Shot di B52, davvero terrificante quanto una bomba…

È proprio la questione della qualità degli ingredienti, nonché della mano di chi li miscelava che fa rievocare alcuni cocktail come il Long Island, il White Lady, il Bronx, il Caruso, il Lady Killer, il Paradise e perfino il Negroni. C’era perfino chi preparava quest’ultimo in caraffa, per far fronte alle tante richieste: roba da fa rigirare il conte Camillo nella tomba.

E poi c’erano le rivisitazioni a base gin di cocktail che già di sé erano vagamente barocchi, come il B52 o l’Alexander. Il primo si chiama come una bomba e un motivo c’è, il secondo più che altro era un peccato di gola, visto che aveva un top di panna liquida e perfino una grattugiata di noce moscata, salvo poi utilizzare panna irrancidita e attentare alla salute del cliente. Normalmente a base cognac, l’Alexander aveva una versione gin e a quanto pare “andava molto nelle discoteche del Nord”. E ancora c’era chi beveva gin e pera al posto del rum, oppure chi faceva a gara di “gin bum bum”, sostituendo naturalmente il gin alla tequila. Il commento al proposito è “da fare in birreria prima di una gara a braccio di ferro”.

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