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Junipalooza 2019: a caccia di novità nel mondo del gin

Vanessa Piromallo
June 14, 2019

Il Junipalooza 2019 è l'occasione perfetta per avere una panoramica di ciò che succede nel mondo del gin e per assaggiare tante novità!

Sabato e domenica 9 giugno a Londra si è tenuta anche quest’anno la fiera del gin più interessante d’Europa e ilGin.it non poteva mancare a questo Junipalooza 2019. Gli organizzatori, cioè il team di esperti di Gin Foundry, hanno scelto di privilegiare le novità e hanno messo un focus sui gin australiani, quindi sono tantissimi i prodotti che abbiamo provato che non avevamo mai assaggiato prima. Sarebbe impossibile recensire gli oltre 70 brand presenti (senza contare masterclass, bar, acque toniche ecc.) quindi ecco quelli che per un motivo o per un’altro ci hanno particolarmente colpito.

More and more gin to enjoy!

Junipalooza 2019

Brookie’s Gin

Gin australiani:

Brookie’s Byron Dry Gin: prodotto con 26 botaniche di cui 18 originarie del Northern Rivers (baia di Byron), questo gin è fenomenale. Si caratterizza per le noci di macadamia, prodotte nell’azienda agricola a conduzione famigliare dove sorge la distilleria Cape Byron. Essa si trova in un’area dove la foresta pluviale è stata fortemente disboscata anni fa, quindi parte dei ricavi sono donati alla Big Scrub Foundation che si occupa del rimboscamento della zona. Da provare anche il loro Slow Gin, la versione del britannico sloe gin con prugne Davidson, un raro frutto tipico della foresta pluviale australiana.

Four Pillars: non c’è molto da dire, i prodotti di Four Pillars sono ottimi, il master distiller è simpaticissimo e tutti i suoi gin vanno provati, assaggiati, goduti. Punto.

Manly Spirits Gin: tutto in questa gamma di gin è estremamente curato, dal packaging alla scelta delle botaniche alle tecniche di produzione. L’Australia è valorizzata dall’uso di ingredienti particolari che rendono questi gin assolutamente unici, come per esempio la “lattuga di mare”. Se avete l’occasione provate questi gin perché difficilmente troverete qualcosa di simile. Ovviamente a me è piaciuto tantissimo il loro gin invecchiato.

Never Never: il loro Triple Juniper Gin è assolutamente meraviglioso per chi ama le note del ginepro, che rendono questo gin perfetto per Martini, Negroni e Red Snapper. Un grande equilibrio per un ottimo gin dove il ginepro viene prima infuso per 24 ore, poi viene aggiunto nell’alambicco per la distillazione e inserito anche nel cestello dell’infusione a vapore. Da provare anche la versione Southern Strength dello stesso gin, con una gradazione del 53% vol.

Manly Spirits

Silverback Gin

Juniperium Estonian Artisan Gin: la distilleria ha aperto da pochissimo a Tallinn, capitale dell’Estonia ed è un’ulteriore conferma dell’altissima qualità che questo paese può offrire al mondo del gin. Il ginepro è padrone in questo gin, con tre differenti varietà mischiate a bacche locali più altre classiche botaniche, distillate separatamente e poi unite in questo spirito donandogli cenni agrumati e lievemente speziati. Se capitate a Tallinn, sappiate che la distilleria è aperta al pubblico per tour e quindi può essere una bella occasione per visitare una grande distilleria storica come Liviko (Crafter’s gin) e una piccola distilleria artigianale con Juniperium.

Gorilla Spirits Gin: abbiamo parlato di loro perché si sono fatti conoscere in quanto devolvono parte dei ricavi alla salvaguardia dei gorilla, ma qui non abbiamo a che fare solo con la protezione degli animali, ma anche con distillati di altissima qualità. Tutta la gamma è unica e interessante e siamo rimasti particolarmente colpiti dal Silverback Mountain Strength Gin per il suo grande equilibrio e per l’Old Tom, un capolavoro in questa categoria di gin dolci!

Juniperium

Il Logo di Ginerosity

Brentingby Gin: siamo partiti dal London Dry assaggiato liscio e ce ne siamo innamorati, poi abbiamo provato la Black Edition e ci è piaciuta molto, ma non quanto il primo. Poi abbiamo assaggiato entrambi nel Gin Tonic e una profusione di nuove note sono emerse facendo vincere alla Black Edition il nostro favore. Stupiti dalla qualità e dalla ricchezza di questi gin ci hanno poi fatto assaggiare il loro pink gin con Rooibos (tè rosso africano) e frutto del baobab e siamo davvero rimasti estasiati: chiaramente si tratta di un gin rosa che verte sulle note dolci, ma il tè lascia anche una secchezza di fondo che lo rende molto piacevole e interessante, decisamente diverso dai classici pink gin a base di frutti rossi.

Mermaid Gin: il gin è buonissimo e per il sapore merita un posto in ogni bottigliera, ma quel posto se lo guadagna innanzitutto perché ha la bottiglia da molti ritenuta la più bella mai creata!

Brentingby Gin

Mermaid Gin

Molotov Gin: abbiamo assaggiato il loro London Dry e ve lo consigliamo poiché la sua complessità è fantastica. Da note dolci e fruttate si passa a quelle erbacee per finire in forti e caldissime note speziate. Una delizia per il palato.

Opera Gin: il primo gin di Budapest, appena arrivato sul mercato e il più interessante fra i nuovi arrivi. Felicemente complesso e ricco, oleoso e servito da una bottiglia dall’etichetta bellissima!

Molotov Gin

Opera Gin

Manchester Gin: questo brand del nord dell’Inghilterra sa far parlare di sé per i suoi ottimi gin. Abbiamo provato il loro classico dry gin, perfetto per i gin tonic. Non per nulla i produttori sono marito e moglie e si sono incontrati bevendo proprio G&T. Tra le loro varianti ottimo il Wild Spirit Gin, davvero rinfrescante e appena dolce grazie alle note di menta, perfetto per avvicinare al mondo del gin i bevitori meno esperti.

Greensand Ridge London Dry Gin: questa distilleria ha vinto numerosi premi con i suoi prodotti, fra i quali un ottimo London Dry, ma soprattutto due gin invecchiati che abbiamo  amato alla follia. Uno è il PX Cask Gin e l’altro il Rye Cask gin e sono ottimi poiché le note del legno aggiungono quelle note complesse e profumate senza rovinare il gusto del gin, rendendo il distillato particolarmente piacevole anche per chi fatica a bere prodotti come il whisky e il brandy.

Manchester Gin

Greensand Ridge Gin

York Gin: questa gamma inglese ci ha piacevolmente colpiti. Siamo partiti con il London Dry, il cui bilanciamento è incredibile poiché le botaniche non competono l’una con l’altra ma convivono in perfetto equilibrio. Abbiamo poi assaggiato il Navy Strength  che non per nulla ha vinto la medaglia Double Gold alla San Francisco World Spirits Competition 2019, infatti è immensamente morbido nonostante la sua gradazione del 57%. L’Old Tom è molto classico e non troppo dolce, non si percepiscono gli zuccheri, ma una naturale morbidezza. Sorprendente il Cocoa Gin, poiché il gin viene distillato dopo l’infusione con le fave di cacao e quindi il sentore di cioccolato è una leggerissima nota che compare nel lungo finale mentre il gin mantiene un bel gusto classico e bilanciato. Interessante anche l’edizione Roman Fruit, distillato con l’alambicco soprannominato Eboracum, il nome che i Romani diedero alla città nel 71 d.C. I frutti di bosco sono infusi nell’alcol come il tè assieme a mele e fiori di ibisco, i quali conferiscono al gin il suo colore e le uniche sfumature di sapore.

Broken Bones Gin: una piacevole scoperta quella di questo gin sloveno, prodotto nella prima distilleria di Ljubljana, aperta da poco tempo e aperta al pubblico. Oltre al gin qui vengono prodotti anche whisky. Il nome “ossa rotte” deriva dal fatto che entrambi i fondatori della distilleria, nel giro di poco tempo, si sono rotti uno il naso e l’altro le gambe, ma da questa sfortuna almeno è nato un buon gin!

York Gin

Broken Bones Gin

Graveney Gin: Victoria Christie ci ha subito conquistati con il suo entusiasmo. Produce il suo gin nel piccolo paese di Graveney con botaniche classiche a cui si aggiungono bacche di goji e frutto del baobab. Di persona sbuccia gli agrumi, pesta le botaniche e distilla il gin, tutto rigorosamente a mano e il suo ottimo gin biologico si completa anche con una bellissima etichetta che mostra le botaniche. Forse pare ridondante dopo il Silver Gin, ma anche in questo caso il 10% dei ricavi delle vendite sono donati per la salvaguardia dei gorilla.

Duck & Crutch Gin: ci ha incuriosito il packaging, ma ci ha conquistato il gin dove il ginepro è la botanica nettamente predominante con un’interessante nota floreale di muschio sul finale. Si tratta di una piccola distilleria artigianale di Kensington dove hanno anche aperto la prima Gin Society della zona.

Graveney Gin

Duck & Crutch Gin

Mackintosh Gin: i nuovi arrivi sono molti e abbiamo potuto selezionarne solo alcuni, fra questi Mackintosh Gin, il primo distillato prodotto da James e Deborah. Un gin davvero artigianale e di alta qualità con una bella storia, infatti il simbolo sull’etichetta rappresenta il ciclo eterno delle stagioni, il sole e il potere femminile della Madre Terra e si trova su una delle pietre pitte trovate in Scozia.

Tappers: ci ha incuriositi il nome della loro signature edition, Dark Side, un gin dalla bottiglia nera che si ispira alle coste inglesi, dove raccolgono botaniche molto particolari che rendono il gin molto erbaceo e secco, ma anche gentilmente morbido sul palato. Peccato non aver potuto assaggiare anche le loro edizioni stagionali, soprattutto quella estiva dall’ironico nome Three Fine Days (tre bei giorni).

Brass Lion Gin: direttamente da Singapore questa nuovissima distilleria propone un gin fantastico che unisce le più classiche botaniche del gin a ingredienti asiatici che donano un’aromaticità irresistibile.

Dark Side Gin

Brass Lion Gin

Come dicevamo, sono ancora tanti i gin che potremmo menzionare, ma sono davvero troppi. Alcuni non gli abbiamo nominati perché sono già stati recensiti lo scorso anno, altri ve li indichiamo perché potete provarli anche in Italia. Tra questi l’unico gin italiano presente al Junipalooza 2019, cioè VII Hills Italian Dry Gin, e poi il norvegese Bareksten, l’inglese Mary Le Bone, il tedesco Knut Hansen, il francese Citadelle e lo scozzese Caorunn.

Tirando le somme possiamo affermare che la parola d’ordine principale è “artigianalità”. Lavoro manuale, distillerie davvero micro e produzioni in lotti piccolissimi sono sempre più diffusi e sono una punta d’onore per molti, ma ciò che è importante è l’infinita cura nei dettagli e la profonda attenzione all’alta qualità. Di pari passo c’è la tendenza alla ricerca di botaniche locali che bilancia quella della ricerca di botaniche esotiche. Altro punto in comune fra tutti i produttori è la straordinaria attenzione verso il packaging, sempre molto ben studiato, ma anche verso una storia da raccontare con il proprio brand.

Bareksten Gin

Knut Hansen Gin

E’ bello inoltre vedere come sempre più paesi entrino nel mondo del gin e una fiera come il Junipalooza significa fare davvero un viaggio attorno al globo. E’ stato molto interessante provare i gin di paesi emergenti in questo settore come l’Ungheria e la Slovenia, ma anche l’India, l’Africa e Singapore. Tutto il pianeta è in grado di dare meravigliosi contributi alla variegata cultura del gin!

Si conferma anche la tendenza alla sperimentazione e all’innovazione, ma ciò che è interessante è che ci sembra aumentato il numero dei London Dry, ai quali però tutti cercano di dare un tocco che li differenzi. Ciò fa sì che ci sia una tendenza al ritorno al ginepro, che secondo alcuni rischiava di essere messo un po’ da parte con tutta questa ricerca di gusti e botaniche nuove, facendo venir meno quella che è la definizione stessa di gin. In effetti anche i pink gin che abbiamo assaggiato – e che sono di grande moda – sono sempre meno fruttati in favore della ricerca di altre botaniche rosa che possano smorzare le note dolci e rafforzare anche le note secche del ginepro.

Ci sono infine altri due trend che abbiamo notato in diverse distillerie. Il primo è quello di aprirle al pubblico e di creare esperienze coinvolgenti per i visitatori tramite i distillery tour. Il secondo è quello della beneficenza (tanti gin donano i ricavati a favore di diverse cause) e dell’attenzione per l’ambiente e l’ecologia. Sono sempre più le distillerie che cercano di azzerare gli sprechi di materiali e di energia, che si danno al riciclo, all’uso di ingredienti biologici ed equo-solidali e che si prodigano per la salvaguardia dell’ambiente.

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