Al tramonto piccole lanterne si erano accese sui muri bianchi delle abitazioni basse, al lato di stradine sabbiose. Avevamo mangiato nell’unica locanda disponibile, seduti a terra su enormi tappeti decorati a ridosso di tavole di legno. Agnello con uvetta e cuscus. I piedi che si toccavano, il calore del sole del deserto ancora impresso sulle nostre pelli, sulle labbra arrossate e secche, piene di una sete desiderosa di essere soddisfatta. “Io lo so fare meglio.” Mi sorrideva saccente, altezzosa ma ironica, pepe quanto basta.
“Ho portato una bottiglia di Drumshanbo Gunpowder Irish Gin proprio per questi momenti.” Le dissi nella tenda, al ritorno dalla cena, qualche tempo dopo.
“Che impressione, mi hai sorpreso! Allora non sei così scontato, ho fatto bene a lasciare l’Irlanda.” Me la strappò dalle mani e preparò due bicchieri con ghiaccio, gin e tonica.
Anche se la notte del deserto era fredda, quel gin & tonic ne completava il senso. “Rimaniamo qui altri duecento anni.” Disse mentre si abbandonava sulla distesa di cuscini colorati.
“I primi trenta con te, poi vedrò.”
Quasi le credevo quando parlava così e spesso mi chiedevo se fossi stato veramente io a conquistare lei e non viceversa.
Bevvi un sorso dal bicchiere, corroborante e speziato, e pensai che lei fosse così, come questo gin.
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