Serpeggia scavando il lungo corso d’acqua, abbraccia due paesi e ne sancisce diplomaticamente anche il confine. La sua purezza s’insinua frusciando tra i costoni rocciosi e ne accarezza pudicamente le superfici. È il bacio tranquillo del fiume a benedire il terriccio, lo inumidisce di fertilità che allegra regala coltivazioni umane e verde spontaneo. Non è un fiume come gli altri, ben lontano dalle intenzioni capitaliste di quelli del Nord Europa, grassi a tal punto da poter accogliere nel loro ventre le lunghe chiatte piene di denaro. Tantomeno un grande torrente come i fiumiciattoli che nascono nell’Appenino italiano che non fanno in tempo a vagire alla sorgente che già muoiono vecchi e stremati nel mare, dopo una corsa breve e bipolare, tra secche estive e piene improvvise invernali.