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Ginposium 2020: Flavoured gins, Gin-Notes & Stir Creativity

Vanessa Piromallo
June 19, 2020

Il riassunto in italiano di tre relazioni del Ginposium 2020: parliamo di gin aromatizzati, linguaggio comune con i consumatori e di Bombay Sapphire

Il riassuntone de ilGin.it di altre tre presentazioni del Ginposium 2020, quest’anno disponibili online gratuitamente in inglese a questo link: https://www.theginguild.com/the-ginopedia/gin-guild-films/ginposium-2020/

Joanne Moore, master distiller G&J Distillers

Il buono, il brutto e il cattivo

Un approccio consapevole all’innovazione nei Flavoured Gin (gin aromatizzati) e il ruolo delle botaniche e dei sapori in questa categoria in espansione.

Joanne Moore, Master Distiller G&J Distillers e Quintessential Brands

La situazione attuale del gin:

Il gin continua ad essere il secondo distillato più venduto al mondo dopo la vodka e costituisce il 23% delle vendite totali di spirits, per un volume del 72% nell’ultimo anno. Le vendite del gin continuano dunque ad essere forti, anche durante la pandemia, la quale anzi potrebbe stare contribuendo all’avvicinarsi del gin al primo posto come distillato più venduto, perché particolarmente adatto alle situazioni in cui ci si vuole rilassare e stare tranquilli, ma solo il tempo potrà confermarlo. I gin aromatizzati costituiscono il 35% delle vendite di gin, un terzo del totale nell’ultimo anno, diventando fattore primario della continua crescita della categoria, ma anche della vendita di alcolici in generale, poiché alcuni consumatori hanno aggiunto i flavoured gin alla loro spesa di alcolici, mentre altri hanno smesso di consumare altre categorie preferendo questa (specialmente vino fermo e vodka aromatizzata). Uno dei fattori più interessanti è proprio che i gin aromatizzati sono riusciti a raggiungere quel pubblico difficile che non consumava superalcolici. Bisogna dunque tenere conto di questi dati demografici durante lo sviluppo di nuovi flavoured gin.

Cosa è un flavoured gin?

Non ci sono norme legislative che diano una definizione di flavoured gin, ma ci sono aspetti tecnici che bisogna rispettare presenti nel regolamento Europeo (e UK).

EU 2019 787: nel gin si può aggiungere aromi e sostanze aromatizzanti a un distillato che deve essere aromatizzato al ginepro (con bacche di ginepro), ma il sapore di quest’ultimo deve essere predominante. Ciò è sempre valido qualunque sia la metodologia di produzione utilizzata.

Il problema è che si tratta di una legge che crea confusione in quanto un sapore che può essere predominante per una persona potrebbe non esserlo per un’altra. Per questo motivo secondo Joanne sarebbe meglio esistesse una legislazione a parte per questa categoria così da proteggerla e proteggere anche la categoria del gin in generale, che altrimenti rischia di perdere la propria identità.

Quali flavoured gin sono più popolari?

In cima alla classifica ci sono gli agrumi, soprattutto l’arancia, e i frutti di bosco, fragola in primis. Ciò non sorprende perché sono i gusti più mainstream, ma bisogna ricordare che anche i gusti mainstream (quelli che rimangono nella top 20 per 5 anni) hanno un ciclo di vita e che bisogna tenere conto anche dei dati che riguardano gli aromi dalla crescita più rapida negli ultimi tre anni. E sono proprio questi ultimi i gusti più interessanti per i produttori che vogliono sperimentare con nuovi prodotti.

Cosa è un approccio consapevole nello sviluppo di nuovi prodotti?

Secondo Joanne si tratta di essere consapevoli dell’obiettivo che si vuole raggiungere. Detto ciò, queste sono le domande che bisogna porsi prima di sviluppare nuove ricette di gin (che sia aromatizzato o meno):

Visti i gusti più popolari, possono funzionare nella ricetta di un gin? Si armonizzano con il ginepro? Il gusto scelto funziona assieme agli altri ingredienti?

Secondo Joanne ogni ingrediente deve avere un ruolo all’interno della ricetta. Inoltre se si aggiunge un gin aromatizzato a un range di prodotti è importante che esso sia in armonia con gli altri, quindi deve essere creato con consapevolezza.

Il ruolo delle botaniche e degli aromi nei flavoured gin:

Secondo Joanne entrambi hanno un ruolo ed esso dipende in gran parte dall’ingrediente scelto. Esistono molti casi in cui non è possibile utilizzare direttamente la botanica (poca disponibilità, struttura dell’alambicco, intensità che si vuole ottenere etc.) quindi è necessario utilizzare aromi. L’ideale sarebbe usare aromi naturali. Tra l’altro se il 95% dell’aroma non è derivante dal frutto o dalla pianta reale allora non è possibile mettere una rappresentazione di quell’ingrediente sull’etichetta.

Nella creazione di un gin aromatizzato bisogna seguire il solito procedimento: analizzare i trend, ragionare sull’armonia degli ingredienti scelti, ma soprattutto ricordarsi che si sta facendo un gin.

Alice Pearson, R&S Cotswold Distillery

Colour me beautiful

Applicazione della profilazione sensoriale delle Gin-Note per descrivere i sapori dei gin nelle degustazioni in distilleria da parte dei visitatori.

Alice Pearson, New Product Development presso The Cotswold Distilling Company Ltd

The Gin Guild ha creato le Gin-Note, un modo semplice, visivamente efficace e potenzialmente universale per dare al consumatore un’idea immediata di quello che è il gusto di un determinato gin, aiutandolo nella scelta in questo mondo sempre più vasto che può confondere le idee. Si tratta di un piccolo schema con una breve descrizione del gusto e un grafico a barre con colori diversi che mostra l’intensità in quel gin delle principali categorie gustative (ginepro, note di agrumi, floreali, fruttate, erbacee, speziate).

Alice racconta che non solo questo strumento rappresenta un ottimo modo per creare un linguaggio comune tra produttori e consumatori, ma si è rivelato molto utile anche nelle loro masterclass. Infatti durante i tour presso la distilleria Cotswold danno la possibilità ai visitatori di creare e portare a casa il loro gin, ma come rendere questa la migliore esperienza possibile? Per loro le masterclass devono avere: un’atmosfera divertente e informale, alta qualità, una guida preparata e coinvolgente e in generale essere un’esperienza educativa e divertente in un ambiente confortevole.

L’esperienza che hanno sviluppato comprende:

  1. Gin Tonic di benvenuto mentre si ascolta una breve introduzione alla storia del gin;
  2. Tour della distilleria con visione degli alambicchi e del laboratorio;
  3. Creazione del proprio gin nella sala dedicata.

Il visitatore ha quindi a disposizione i distillati con le tre botaniche principali (ginepro, semi di coriandolo e angelica) e a queste base può aggiungere una base aromatizzata o un blend di più basi, le quali riflettono le stesse categorie delle Gin-Note della Gin Guild (agrumata, floreale, speziata e fruttata). A ciò può poi aggiungere una o più botaniche distillate singolarmente per dare un sapore principale al proprio gin. Ai partecipanti vengono fatti assaggiare i vari distillati singoli ed è molto interessante perché la maggior parte delle persone non ha mai provato il distillato di ginepro da solo e perché così possono apprezzare gli elementi che compongono un gin e come questi si uniscono per dare vita al sapore complessivo.

In questo processo risultano particolarmente importanti le Gin-Note perché permettono al visitatore di utilizzare un linguaggio che sia comprensibile a tutti per descrivere quello che vorrebbero e che non vogliono per il proprio gin. Tanti non sanno la differenza fra un gin dal forte sapore di ginepro e un gin erbaceo, ma, assaggiando le diverse basi e acquisendo in questo modo il linguaggio semplice e comune, sono in grado di creare un gin che rispecchi il loro gusto. Alla fine il visitatore può godersi la propria miscela in un G&T e portare a casa due bottigliette da 200ml.

Natasha Curtin, Vice President Global Marketing, Bombay Sapphire

Stir Creativity: in che modo Bombay Sapphire ha creato un brand così iconico

Natasha Curtin, Vice President Global Marketing, Bombay Sapphire

Sin dal suo lancio nel 1986, Bombay Sapphire ha sempre cercato di differenziarsi e di stimolare la creatività. Ora ben conosciuta, la bottiglia blu nacque per differenziarsi dal verde, colore dell’altro brand in voga all’epoca (come oggi), mentre per la preparazione sin dall’inizio si sono cercate fonti sostenibili per gli ingredienti, che vengono poi uniti tramite un processo a vapore unico al mondo. Per quel che riguarda il brand, da subito voleva “stir creativity”, che significa “mescolare” (termine molto usato in mixology) ma anche “infiammare” e “risvegliare” la creatività. Al fine di supportare la creatività ha dato vita a numerose iniziative, competizioni e collaborazioni che coinvolgono artisti di ogni tipo. Anche la bellissima distilleria di Laverstock Mill con la sua già iconica serra in vetro rispecchia il legame con la creatività.

Da oltre 30 anni la missione di Bombay Sapphire è quella di ispirare creatività, liberando il potenziale creativo che si trova dentro ognuno di noi, e di dare supporto a questa creatività. Tra le iniziative portate avanti in questo senso, una serie di eventi in diverse città del mondo dove è stato dato spazio ad artisti locali per condividere la loro arte col pubblico. Hanno anche intrapreso diverse partnership con molte fiere artistiche, ma la creatività che più di tutte ci tengono a ispirare è quella dei bartender, i quali vengono invitati ogni anno a metterla in gioco nella loro competizione.

La creatività di Bombay Sapphire si rivolge anche ai consumatori, tramite l’innovazione dei prodotti a loro destinati. Alcuni esempi sono l’edizione “English Estate”, ispirata alla campagna inglese che circonda la distilleria, e il nuovissimo “Bombay Bramble”, con fragole e more, ma anche il lancio del G&T pronto da bere in lattina, che permette di godersi la comodità del drink già fatto senza rinunciare al gusto e alla qualità.

Oltre alla creatività, il brand è anche attento alla sostenibilità. L’esempio perfetto è proprio la distilleria di Laverstock Mill, costruita per ridurre i consumi e l’impatto ambientale. Bombay Sapphire è dunque il più eco-sostenibile fra i grandi brand mondiali e sta lavorando perché tutte e dieci le botaniche del gin siano certificate sostenibili, missione affidata al Master of Botanicals Ivano Tonutti.

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