Come avete sviluppato l’idea che ha portato alla realizzazione di Ginuensis?
Per quel che riguarda l’ispirazione per il brand abbiamo notato che non c’erano gin di Genova, la nostra città e quindi abbiamo deciso di giocare su ciò che il territorio e le nostre tradizioni potessero offrire, ma volevamo farlo in modo non scontato per dare al gin un respiro internazionale.
Per la ricetta invece abbiamo fatto tantissimi esperimenti in casa con una base neutra e diverse botaniche. E’ stato il mio compito principale trovare una buona combinazione di ingredienti e mi ci sono voluti tre mesi. Il mio obiettivo era dare vita a un distillato che fosse facile da usare in miscelazione, senza caratteristiche strane perché anche quando mi piacciono, mi stancano comunque in fretta i gin di questo tipo e non li ricompro.
Volevo usare la foglia del lime kaffir perché è un ingrediente che ho conosciuto a Londra assaggiando la cucina Thailandese e mi era piaciuto tantissimo. Non c’erano altri gin con questo ingrediente, a parte lo spagnolo GinRaw, lanciato poco tempo prima che arrivassimo noi.
Abbiamo provato moltissime combinazioni, tante le abbiamo direttamente buttate via, ma alla fine abbiamo trovato il giusto calibro con una ricetta che soddisfacesse tutti e tre. Abbiamo fatto la prova del 9 e quando anche la compagna di Francesco ha approvato allora abbiamo saputo che ce l’avevamo fatta. La ricetta finale prevede dunque nove botaniche, la maggior parte classiche classiche (Ginepro, Arancia Dolce, Radice di Angelica, Cumino, Cardamomo, Coriandolo e Liquirizia) dove l’elemento citrico è dato dal particolare Lime Kaffir, la cui nota un po’ troppo acida è bilanciata dalla nota appena amara della Mandorla.