1960: Siamo nell’epoca del gin Martini ed è in questo periodo che l’imprenditore Americano Allan Sorbin era alla ricerca di un nuovo brand inglese da importare. Fu così che sì imbattè nel G&J Greenall’s Warrington’s gin e lo ribattezzò Bombay Dry Gin. Stampò sull’etichetta una bella effige della Regina Vittoria assieme alla data del 1761, quando Thomas Dakin, fondatore di Warrington’s, compilò la lista delle botaniche.
1987: Il brand era di proprietà di IDV e si trovava in guai seri, minacciato dalla competizione con Beefeater e Tanqueray. La svolta fu data da Michel Roux, che allora era CEO di Carillon Imports, l’azienda importatrice del Bombay Dry Gin, e il genio al quale si deve il successo di ABsolut vodka. Roux aveva capito che la chiave stava nella categoria “premium” e così nacque il Bombay Sapphire, con la sua originale bottiglia blu ispirata al famoso zaffiro “Star of Bombay”.
Rispetto al Bombay Dry Gin, il Bombay Sapphire contiene due botaniche in più. Nik Fordham, master distiller di Bombay, ha descritto il suo gin come un “London dry hard-core” e ha così commentato la scelta: “Aggiungendo il pepe di Giava e i Grani del Paradiso si è modificato il bilanciamento del gin, quindi abbiamo attutito leggermente le note di ginepro e quelle citrate e abbiamo aggiunti aromi più ricchi, provenienti dalla costa Ovest dell’Africa.” Inoltre le botaniche vengono infuse a vapore nell’alambicco Carterhead e non immerse nello spirito neutro come si fa di solito con i gin London dry. In questo modo i sapori risultano più morbidi e il gin è più malleabile nelle mani dei bartender. Lo ha dimostrato il re dei cocktail Dick Bradsell, che ha inventato il Bramble negli anni ‘90: probabilmente è grazie a lui che molte persone hanno provato per la prima volta un gin non accompagnato dalla tonica.