Gin bizzarri: dagli insetti agli escrementi, siamo davvero pronti?

Vanessa Piromallo
August 1, 2019

Da quelli con gli insetti alla cacca di elefante, i produttori di gin si lanciano su nuovi, eccentrici, tipi di botaniche per battere la concorrenza con la curiosità

Si fa un bel parlare di mangiare insetti, dalle formiche alle cavallette, passando per grilli e locuste. Pare che siano superfood e che potrebbero sconfiggere perfino la fame nel mondo, considerato il loro alto valore proteico e la grande disponibilità. Ma siamo davvero pronti? Intanto lo siamo, anzi lo saremmo, dal punto di vista legale, perché dal 1 gennaio 2018 aziende italiane potevano procedere all’accreditamento presso la Ue per produrli a uso alimentare. Intanto, senza che ce ne accorgessimo, sono entrati nei nostri gin tonic e, come rivela una ricerca della Doxa, 4 italiani su 10 mostrano curiosità e sono disposti ad assaggiarli, un 19% li assaggerebbe incuriosito dal gusto, mentre un 21% sarebbe stupito e indeciso se assaggiarli, ma comunque aperto all’opzione, specialmente se non li vede nella loro interezza.

Chi non vede l’ora di assaggiarlo?

In un gin, quindi, possono andar bene per questi coraggiosi consumatori e ad accontentare questa curiosità ci hanno pensato sia una distilleria della Cornovaglia che una giapponese. L’Anty Gin della Cambridge Distillery è stato il primo nel suo genere e, come il nome fa intendere, è a base di “ants”, ovvero formiche. Formiche rosse del legno, ovvero Formica Rufa, proveniente dalle foreste del Kent, in Inghilterra, e in ogni bottiglia di Anty Gin ce ne sono circa 62 formiche. Di queste viene ottenuta un’essenza, l’acido formico, che reagisce fortemente con l’alcol, dando delle particolari note aromatiche. Un gin che, peraltro, è estremamente ricercato, anche per il metodo di produzione estremamente attento e per questo sono stati prodotti piccoli lotti da oltre 200 sterline a bottiglia.

Dall’altra parte dell’Oceano, c’è una distilleria giapponese, la Tatsumi, che come botaniche utilizza solo ginepro e scarafaggi giganti d’acqua. Due “bagherozzi” per ogni bottiglia prodotta, rigorosamente maschi perché pieni di feromoni. Ma non vi aspettate di vederne uno galleggiare nel gin: si tratta quindi solo del loro aroma, che viene descritto come fruttato e tropicale.

Se la vostra curiosità andasse oltre e non vi bastasse l’esperienza con gli insetti, il livello della sfida potrebbe crescere ancora di più: provate la cacca di elefante nel gin tonic! Avete capito bene, un gin a base di sterco di elefante che viene dal Sudafrica. Si chiama Gin “Indlovu” che in swahili significa elefante, pensato da Led Ansley e dalla professoressa Paula Ansley durante un loro safari in Kenya. “Un sorso del nostro gin ti trasporterà verso il tramonto nella tranquillità della foresta africana”, dicono. Nessuna paura dal punto di vista della salute, visto che i due produttori sono degli scienziati e sono stati estremamente attenti affinché il metodo di produzione sterilizzasse il letame in modo da renderlo sicuro al 100%. Al resto, poi, ci pensa il potere antisettico dello stesso alcol. Last but not least, questo gin ha anche un fine benefico, dal momento che il 15% dei profitti derivanti dalla vendita del gin sarà devoluto alla Fondazione Africa per sostenere il loro lavoro nella conservazione della fauna selvatica. Un buon motivo per vincere ogni resistenza!

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