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I dati sul mercato degli RTD: attenzione alla qualità e alla chiarezza

Vanessa Piromallo
March 23, 2023

Si prevede che il mercato dei Ready to Drink continui a crescere; un'ottima occasione per attirare consumatori, ma attenzione alla qualità!

Grazie anche alla spinta data dai lockdown imposti in quasi tutto il mondo a causa della pandemia, il mercato globale dei Ready to Drink (RTD), cioè i cocktail pronti da bere in lattina o bottiglietta, si è notevolmente espanso. Nel 2021 Insight Ace Analytics lo ha valutato US$33 miliardi e ha predetto una crescita annuale dell’11% fino al 2030. A fine 2022, invece, IWSR ha predetto che la crescita (8% compound) supererà l’aumento del volume (5% compound) fino al 2026, supponendo una forte crescita nella domanda soprattutto negli Stati Uniti. Non sembra dunque strano se tutti i maggiori player del settore stanno cercando di prendersi una fetta di questo mercato. 

Il mercato degli RTD è dinamico per diversi motivi. Nonostante non fossero una novità (un esempio è la gamma Smirnoff Ice, lanciata nel 1999), non era qualcosa di cui si parlasse tanto; prima della pandemia negli Stati Uniti si stava già verificando un incremento di produzione e consumo di hard seltzer, ma l’esplosione è avvenuta con il lockdown, durante il quale in molti hanno provato a fare cocktail a casa e hanno ben accolto l’idea di dover semplicemente aprire una lattina o una bottiglia anziché dover comprare i singoli ingredienti e arrangiarsi. Anche se in Italia la percezione potrebbe essere differente, soprattutto in paesi come UK e USA gli RTDs risultano facili da comprare, abbordabili come prezzo, di qualità  premium e con ottimi sapori.

Ed è proprio sulla qualità che i produttori che vogliono inserirsi in questo mercato devono puntare e non possono permettersi errori. Come spiega anche Alexandre Ricard, CEO di Pernod Ricard: “La categoria è ormai diventata premium e per i distillati è un buon modo per avvicinare nuovi consumatori al brand, infatti stiamo ampliando la nostra proposta di RTD, ma se non si sviluppano i prodotti in modo qualitativo il rischio è quello di danneggiare fortemente l’immagine dell’intero brand.”

Visto il boom degli RTD in America, le associazioni dei consumatori cominciano però a preoccuparsi che si possa creare confusione. Alcuni esempi sono la Mountain Dew e gli energy drink Monster, entrambi i brand tradizionalmente analcolici, poiché c’è chi teme che i concumatori potrebbero non rendersi conto della quantità di alcol che stanno assumendo quando bevono le nuove versioni miscelate. In alcuni stati si sta anche valutando la possibilità di deliberare leggi che vietino l’uso di crossbranding con bevande notoriamente analcoliche e altri provvedimenti in merito alla produzione e promozione degli RTD.

In realtà sono già molte le aziende che stanno vivendo un forte calo di vendite degli hard seltzer e un rallentamento degli RTD, ma in molti pensano che ci sia ancora ampio margine di crescita nella categoria dei distillati pre-mixed.

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