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Letture consigliate: Mixing di Dada Montarolo

Vanessa Piromallo
May 19, 2023

La nostra intervista a Dada Montarolo, autrice del libro Mixing: 12 racconti ambientati al bancone del bar per 12 cocktail e personaggi

Il 22 aprile, per Gabriele Capelli Editore, è uscito Mixing, di Dada Montarolo. Si tratta di un romanzo in dodici episodi: la voce narrante del barman di un lussuoso albergo di montagna ripercorre, a fine stagione, le storie confidate dai suoi clienti e in un certo senso affidate ai cocktail da lui preparati. Dodici racconti, quindi, e insieme dodici verità personali, dodici cocktail sapientemente preparati da chi non solo sa dosare e mixare gli ingredienti (l’autrice si è avvalsa della consulenza di un rinomato barman di Praga) ma da chi sa intuire i gusti e la personalità del prossimo, facendosi specchio di un’umanità varia e originale.

Dada Montarolo è nata in Italia, a Casale Monferrato (AL), e risiede in Svizzera; è stata giornalista, caporedattore e corrispondente dall’estero per alcuni quotidiani nazionali italiani (Corriere dello Sport, Avvenire, La Nazione). Affianca all’attività di scrittore quella di editor e curatore di traduzioni di romanzi in lingua straniera. Ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali Nessun Messaggio Nuovo (Gabriele Capelli Editore 2017), per il quale ha ricevuto la Targa speciale della Giuria dei Critici al Premio Stresa di narrativa, ed è stata inserita dalla stampa elvetica nell’elenco dei “dieci scrittori che bisogna assolutamente leggere”.

Questa è la nostra intervista a Dada Montarolo, con la quale parliamo del suo ultimo romanzo Mixing:

Come nasce l’idea di un libro ambientato al bancone di un bar?

Lo spunto l’ho preso dal fatto che viviamo in modo troppo accelerato, tutto è vorticoso, affrettato, urlato. I social sono egocentriche casse di risonanza per il nostro “io”, siamo incapaci di ascoltare gli altri, sgomitiamo per catturare consenso e attenzione però non sappiamo più parlare con noi stessi e quando ne sentiamo davvero il bisogno non ci rimane che sdraiarci sul lettino dello psicanalista per reinventarci, per scoprici di nuovo. L’alternativa è sedersi al bancone di un bar e trovare uno sconosciuto (può capitare di confidarsi con una persona mai vista prima): un barman appunto, che senza giudicare, senza dirci cosa dobbiamo fare, ci regali quell’ascolto prezioso di cui abbiamo bisogno, sappia diventare lo specchio in cui possiamo rifletterci e dentro il quale trovare le risposte che stiamo cercando.   

Come sono stati scelti i cocktail che danno il titolo ai racconti?

Questa è stata la parte più delicata e complessa della scrittura di “Mixing”. Avevo bisogno della consulenza di un professionista e dopo qualche ricerca ho trovato un barman che si è prestato con grande disponibilità. Gli spiegavo qual era la trama di ogni episodio, quali erano le caratteristiche dei personaggi, come li vedevo muoversi e lui di volta in volta mi suggeriva il cocktail da abbinare e me ne spiegava il motivo. Ne parlavamo fino a essere entrambi convinti della scelta fatta. Non ci siamo tanto preoccupati della notorietà di un cocktail, quanto del suo essere adatto al personaggio. Per esempio il sapore fresco e il verde scintillante di un Caruso era adattissimo al personaggio del critico d’arte. Così ho scoperto che oltre ad avere un’eccellente preparazione professionale, un barman sa comprendere il cliente così bene da sapergli offrire il prodotto più adatto. 

Dada Montarolo (foto: Luigi Zucca)

Le storie e i personaggi sono interamente frutto dell’immaginazione o si ispirano a situazioni vissute?

Anche questo è un “mixing”, nel vero senso della parola. Ho preso spunti un po’ ovunque: da un quadro esposto alla National Gallery di Londra che mi aveva colpito per un particolare; dal racconto, affascinante e misterioso, di un amico archeologo; dalla coreografia, sempre molto particolare, della Sinfonia degli Addii di Haydn; da un episodio abbastanza sconcertante della guerra delle Falkland; dalle bizze di una rockstar, ricordo di quando ero giornalista e così via. Mi piace raccontare che noi scrittori siamo un po’ vampiri, innocui e sempre attenti, anziché sangue “succhiamo” storie. La realtà supera di gran lunga la più sfrenata delle fantasie, sempre.

Una fra queste ti sta particolarmente a cuore rispetto alle altre?

Sì, l’episodio ispirato al cocktail Zsa- Zsa. Si tratta della storia, in gran parte vera, di un caro amico che ha trovato il coraggio di raccontarmi l’iter difficile, talvolta drammatico, della scoperta e dell’accettazione della sua omosessualità. Una vicenda dalle sfumature complesse, che mi è stata narrata alternando momenti di assoluta obiettività a profonde… dolorosità, per usare la definizione proprio usata da questa persona. Raccoglierne la testimonianza e rielaborarla è stato arduo ma l’ho fatto anche in omaggio all’amicizia, un sentimento, secondo me, molto forte e prezioso. E per il mio amico, anche liberatorio.

Come mai la scelta di una voce narrante maschile?

Già in un altro mio romanzo, Nessun messaggio nuovo, ho scelto la narrazione al maschile. Ne amo la linearità, la limpidezza e talvolta anche l’essenzialità. Per non parlare dell’inaspettata tenerezza che ogni tanto può affiorare. In una scrittura al femminile la tenerezza è quasi scontata, in una al maschile può avere un effetto inatteso, e quindi di maggiore effetto. Nell’immaginario collettivo è difficile comunque confidarsi con una barlady. Anche se, in certi casi, sarebbe più consigliabile. Ma questa è una riflessione che ci porterebbe lontano da qui.

Ami frequentare bar di questo tipo? Ne hai di preferiti o preferisci provare posti nuovi?

Quando posso e ci sono le condizioni giuste per farlo, amo sedermi a un bancone e immergermi nel mondo calmo e ovattato di una situazione simile a quella raccontata in “Mixing”, ambientata nel bar di un grande albergo. Non ho un bar preferito, mi basta trovarne uno che faccia scattare la scintilla, magari anche solo guardandolo dall’esterno: un piccolo lusso che talvolta mi concedo per rivivere l’atmosfera del libro. Difficile staccarsi da personaggi che per mesi hanno vissuto con me, sussurrandomi le loro storie. Me li vedo ancora lì, tutti, riflessi nello specchio alle spalle della bottigliera.

Qual è il tuo cocktail preferito?

Il Margarita. Ho vissuto parecchio all’estero, sempre in giro per lavoro e a contatto con tante persone diverse. Ma ovunque andassi il Margarita era, in un certo senso, “casa”: il punto fermo per godermi in pace un po’ di relax. 

Mixing è acquistabile a questo link:

https://www.ibs.it/mixing-libro-dada-montarolo/e/9788831285414

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