Parliamo di Amaro Hàntak
Il primo prodotto che abbiamo creato è l’Amaro Hàntak come omaggio ai nostri papà come regalo per la loro pensione: durante la pandemia è capitato spesso di bere qualcosa a casa e in queste occasioni ci chiedevamo come sarebbe stato creare qualche prodotto secondo il nostro gusto e la nostra tradizione, utilizzando botaniche tipiche della Lessinia. Amaro Hàntak, in cimbro, significa amaro “amaro” come è stato l’anno 2020, particolarmente amaro per tutti noi.
Nello sviluppo della ricetta abbiamo deciso innanzitutto che l’amaro dovesse avere botaniche della Lessinia note ai cimbri e catalogate dal prete di Sprea, un sacerdote che ad inizio 900, studiando le proprietà delle erbe officinali locali, ha creato un erboristeria che esiste ancora oggi e che ci fornisce gli ingredienti locali. Tra queste abbiamo scelto carciofo, tiglio, camomilla e mallo di noce. Nella nostra idea, però, l’amaro doveva anche essere un liquore moderno, quindi con pochi zuccheri, senza elementi chimici e senza coloranti. Per capire come dare morbidezza senza aggiungere troppo zucchero abbiamo ripercorso la tradizione degli amari di tutta Italia e,
un po’ sulla base di ciò che si ha a disposizione e un po’ per l’abbinamento con la cucina tipica, abbiamo visto che mentre al nord si ha una tendenza verso gli amari erbacei, al sud si utilizzano molto gli agrumi. Da qui la scelta di utilizzare arancia e mandarino, oltre al locale tarassaco, per arrotondare il gusto. Per la parte più amaricante ci siamo affidati a botaniche più o meno tradizionali come china, rabarbaro e genziana. Il prodotto è al 25% vol, la gradazione ottimale per questo tipo di liquore.
Due ingredienti essenziali per il racconto racchiuso in Amaro Hàntak sono il tiglio, considerato sacro dai cimbri, e la ruta, che pensavano avesse il potere di scacciare le streghe ed esorcizzare gli spiriti maligni, proprio come noi volevamo esorcizzare l’anno 2020 (e 20 è il numero totale di botaniche nel prodotto). Sulla bottiglia infatti è raffigurata una strega, personaggio tipico delle fiabe cimbre, nelle quali ha sempre connotazione negativa e che qui rappresenta il 2020. Essa vola sopra al Ponte di Veja, uno dei monumeti storici della Lessinia, il ponte naturale più grande di Europa, citato anche da Dante e dipinto in un affresco del Mantegna.
Anche la scelta della bottiglia si ricollega al nostro racconto, infatti l’abbiamo presa da un’azienda veronese ma proviene dalla Germania, cioè da dove arrivarono i cimbri tra il XII e XIII secolo d.C., e nella forma e nel colore ricalca le bottiglie farmaceutiche tipiche della tradizione liquoristica.
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