Come nasce Son of a Birch Gin?
L’idea di creare un gin è nata un po’ per scherzo, durante una cena, perché è un distillato evergreen che ci piace. Poi abbiamo pensato seriamente di farlo per dare più visibilità al birrificio e in effetti il gin sta avendo un grande successo, ma ci tengo a precisare che noi rimaniamo birrai. Per la produzione del gin ci siamo rivolti a Marzadro innanzitutto perché abbiamo sempre creduto nella sinergia territoriale e poi perché siamo amici con Luca e Alessandro Marzadro, rispettivamente il master distiller e il direttore commerciale dell’azienda.
Quando siamo andati a parlare con Luca Marzadro, lui ci ha chiesto: “Dove volete andare a parare con le botaniche?” Ed è stato parlando con lui che abbiamo scelto i tre ingredienti preponderanti, cioè corteccia di betulla, lamponi e cumino di montagna. Ovviamente a queste si unisce il ginepro. Abbiamo fatto diverse prove con l’impianto pilota della distilleria per calibrare i sapori fino a quando abbiamo trovato l’equilibrio che ci soddisfaceva. Il lavoro è merito di Luca Marzadro, noi abbiamo contribuito con la scelta del blend.
Abbiamo scelto botaniche di montagna, del bosco, mantenendo il legame con il birrificio, che si chiama Birra del Bosco, e con la sua immagine. Quando abbiamo sviluppato la ricetta due anni fa tra i prodotti italiani c’erano molti gin agrumati oppure con forti note balsamiche e quindi noi abbiamo preferito sviluppare il concetto del bosco in modo differente, utilizzando la corteccia di betulla per le sue note leggermente affumicate, il cumino di montagna che è completamento diverso da quello asiatico e il lampone che è un frutto di bosco. Il risultato è un gin molto aromatico che si discosta da quello che era il trend del momento. Volevamo un gin particolare perché tanto lavoriamo su piccoli volumi e non abbiamo l’intento di farlo diventare un prodotto di massa. Son of a Birch ha un carattere sui generis e legato alla filosofia di Birra del Bosco.
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