Dopo gli chef, mi sono accorta che quello del bartender (o della barlady, naturalmente) sta diventando il nuovo mestiere dei sogni dei giovani. Tanti ormai i programmi in tv dedicati alla miscelazione, così mi sono chiesta: se avessi vent’anni (o se avessi un figlio di quell’età), è una carriera che mi sarebbe piaciuto intraprendere?
Tanti gli aspetti positivi: si lavora già da giovanissimi e c’è molta richiesta, si può viaggiare molto perché la professionalità italiana è sempre molto apprezzata, si conoscono molte persone e per alcuni si diventa veri e propri confidenti da bancone. E poi se sei bravissimo diventi brand ambassador, bar manager, consulente, insomma, fai una bellissima carriera e diventi una specie di celebrità.
Da piccoli, cosa sognavate di diventare da “grandi“?
Tuttavia non mancano i contro: quella del bar è una vita notturna e logorante, difficilmente si arriva a stipendi da supermanager, per arrivare a far carriera bisogna essere anche portati, si lavora con gli alcolici e bisogna sapersi controllare (drink responsibly!). Quest’ultimo motivo mi farebbe dubitare sull’idea di suggerire questo mestiere a un figlio, anche se c’è da dire che il bravo bartender è come il bravo sommelier: assaggia ma non beve.
E quindi? A mio parere i pro sono più dei contro, ma non bisogna prenderla alla leggera. Studiate ragazzi, studiate! Perché secondo me sono due le cose che fanno la differenza in questo mestiere: una è la passione, che ti fa dimenticare tutti i “rischi del mestiere”, l’altra è la conoscenza.
Le persone che secondo me, da padrona di casa di un locale, servono a questa professione sono quelle che sanno (o sono disposte a imparare) cosa c’è in quegli oltre 100 gin in bottigliera, che sanno comunicarlo al cliente, che sanno servire nella maniera più cortese come insegna il manuale del Perfect serve e che, last but not least, sono anche bravi gestori di un bancone.
Questo lavoro non è tutto sorrisi sotto i baffi da hipster alle belle clienti straniere dall’altra parte del bancone. Ah, un ultimo consiglio ai ragazzi giovani: se avete vicino uno come Patrick Pistolesi, con vent’anni di esperienza e qualche premio prestigioso alle spalle, beh, cogliete ogni occasione per carpirne i segreti. Perché quello del bartender è un mestiere da bottega: si impara dietro al bancone, guardando quelli bravi.
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