Qualche giorno fa mi è saltato all’occhio un articolo del sito della Bbc. La prestigiosa rete tv inglese, fra le sue pagine web, si occupava di gin, raccontandoci che un bar-ristorante del Suffolk, il Redherring di Lowestoft, che era alla ricerca di un “maggiordomo del gin”.
Il job post specificava che il candidato ideale dovesse avere almeno 3 anni di esperienza del servizio del nostro distillato preferito e che fosse un “eccentrico” e un “intrattenitore nato”. La paga prevista era di 22mila sterline all’anno. Neanche troppo, a mio parere, visto anche il recente declino della moneta britannica, ma già il fatto che ci fosse l’annuncio è un buon segno per il mondo del gin. Comunque alla fine hanno risposto all’annuncio in 35, a fronte di circa 900 che hanno visualizzato l’annuncio online.
Sarebbe uno dei lavori più belli del mondo: il sommelier del gin
Non sappiamo se i candidati che si sono proposti rispondessero effettivamente tutti alla descrizione, o piuttosto ci fosse qualcuno che ha millantato conoscenze specifiche nel mondo del gin. Fatto sta che, da sempre, il Regno Unito è appassionato del distillato al ginepro (non dimentichiamo che l’hanno inventato loro), anche se per decenni si è trattato di un consumo molto commerciale.
Oggi, però, il boom di questa bevanda accompagnato da una nuova riscoperta culturale e dal diffondersi delle etichette artigianali, rende necessari anche nei ristoranti degli esperti che sappiano bene che cosa offrono ai commensali, che li guidino fra le botaniche, che sappiano abbinare i gin a ciò che si mangia e che siano istruttivi ma non pedanti.
Il bar-ristorante in questione ha una selezione di circa 50 etichette artigianali e gestisce un “gin club” due volte al mese. Esperienze come quella del nostro The Gin Corner a Roma, ma anche altri bar tematici sparsi per l’Italia, dimostrano che l’interesse per cosa si beve sta crescendo e la creazione di queste nuove figure professionali diventa sempre più necessaria.
Ci piacerebbe che anche in Italia – almeno fuori dalle distillerie – si diffondesse la figura del sommelier del gin, di pari cultura, naso e preparazione di quelli che ci è capitato di conoscere nel mondo del vino, ma anche dei whisky e perfino dei sakè giapponesi. Nelle nostre Master Class ne abbiamo visti alcuni che rispondevano all’identikit del “sommelier del gin”, molti dei quali avevano posizioni importanti per le etichette più importanti.
È la dimostrazione che nel mercato del bere la specializzazione paga, purché si affrontino con serietà i percorsi di studio. Non basta saper fare un buon gin tonic, bisogna anche saper distinguere un distillato da un altro, conoscerne le botaniche e soprattutto affinare il naso, strumento principe per il sommelier.
È un po’ che la vostra Gin Lady non fa la predica, ma non si stancherà mai di ripeterlo: studiate, ragazzi, studiate! Che i frutti sono già maturi ed è il momento di raccoglierli!
Non ci sono ancora commenti