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Gin Day 2019, il resoconto

Paolo Topa
September 16, 2019

Il nostro inviato speciale Paolo Topa ci racconta la sua esperienza al Gin Day 2019: scopriamo le novità interessanti di questa edizione

Anche quest’anno il Gin Day di Milano ha aperto i battenti agli appassionati di Gin nelle giornate di domenica 8 e lunedì 9 settembre. La formula è confermata: la proposta è sostanzialmente inalterata rispetto all’anno precedente anche se qualche novità è pur sempre presente. La nostra visita al Gin Day 2019 è finalizzata alla scoperta di nuovi prodotti e dei trend che caratterizzeranno il futuro prossimo di questo distillato e possiamo dirvi che abbiamo avuto pane per i nostri denti.

I gin da giner

La prima grande novità ci accoglie all’ingresso; si tratta del nuovo Beefeater London Garden, ma di questo vi abbiamo parlato in un corposo approfondimento con tanto di intervista al Master Distiller Desmond Payne (leggi l’intervista).
Già che ci siamo partiamo con un piccolo assaggio di Burrough’s Reserve (che novità non è), ma non potevamo esimerci da qualche goccia di questo Gin che continua a rimanere un referenza per quanto riguarda i Gin invecchiati in botte.

La prima novità la troviamo nello stand di MAVI con il Gin 72, prodotto nella più piccola distilleria di Gin al mondo a Fuerteventura, con l’utilizzo di 16 botaniche. Triplice distillazione e la presenza di una particolare alga autoctona raccolta a mano sulle spiagge dell’isola: niente male. Il profilo aromatico è estremamente complesso, sia al naso che al palato grande persistenza e un gioco di sapori decisamente avvincente. Si tratta di un prodotto non ancora importato la cui sorte, almeno così ci dicono, dipende esclusivamente dai feedback ricevuti proprio al Gin Day. Per quanto ci riguarda speriamo che venga decisa l’importazione, a noi è piaciuto parecchio.

Abbiamo anche riassaggiato Ginraw – Gastronomic Gin, realizzato a Barcellona e particolarmente indicato per il pairing con il cibo. Sembra essere stato “attenzionato” da uno chef stellato catalano che lo ha scelto per accompagnare alcuni suoi piatti per le sue caratteristiche organolettiche. Un buon prodotto, distillato in parte a bassa temperatura e per questo particolarmente delicato e soave, proposto a una gradazione idonea del 42,3%.

Ci spostiamo nello stand di Ki No Bi per assaggiare due varianti che non avevamo ancora provato: il Ki No Tea e il Ki No Tou. Il primo è fortemente caratterizzato dalla presenza di foglie di tè verde Gyokuro e Tencha che ne fanno il cardine olfattivo e l’impronta di sapore. Luci e ombre, in questo caso. Interessante invece la versione Old Tom (il Ki No Tou): ben bilanciato a livello di sapori con l’aggiunta di zucchero nero Kokutou si propone come uno dei migliori prodotti della sua categoria, perfetto per un certo tipo di miscelazione e – perché no – da degustare in purezza.

Ci spostiamo più avanti nello stand di Amazzoni e qui troviamo un altro prodotto non ancora importato ma che ci dicono arriverà nel 2020: l’Amazzoni Rio Negro. Si tratta della versione full proof dell’etiqueta blanca di Amazzoni, con una gradazione di 51%. Possiamo dire che si tratta di uno dei gin che più ci ha convinto in questo Gin Day: profondo, corposo, plurisfaccettato al naso come al palato. Davvero un must per chi segue la tendenza dei Gin sudamericani, sicuramente uno dei trend alla ribalta per il futuro prossimo.

Prossimo stand: bottiglia vistosa, colori accesi, abbigliamento eccentrico da parte di coloro che propongono l’assaggio. Questi gli ingredienti di un Gin italiano distillato a Londra, il Noon Distilled Gin. La particolarità sta nel fatto che una delle 10 botaniche è il butterfly, un fiore tailandese che conferisce un acceso colore viola. La presenza degli antociani contenuti nel petalo di questa botanica – ci spiegano – a contatto con la tonica fanno virare il colore dal viola al rosa con un effetto molto particolare. Il Gin, dal canto suo, è piuttosto pulito e rinfrescante, tipicamente di stampo floreale. Coreografico, anche grazie a una bottiglia eccentrica ed elegante al tempo stesso.

Per distrarci dalle tante novità presenti ci accostiamo comunque ad alcuni prodotti che riteniamo particolarmente validi per un assaggio molto soddisfacente: stiamo parlando di Alkkemist Gin e Adamus Gin, due distillati di grande spessore che – pur battendo strade diverse – riescono a raggiungere il bersaglio. Anche per loro il 2020 sarà certamente un anno di grandi soddisfazioni.

Torniamo sul versante novità: lo stand di Caorunn propone una versione Caorunn Scottish Raspberry, caratterizzata dalla presenza di lampone scozzese. Neppure chi ci propone l’assaggio sembra molto sicuro del prodotto che propone e in effetti il nuovo Caorunn sembra destinato al trend dei pink gin, con una dolcezza molto accentuata al palato e aromi esclusivamente indirizzati sul versante “lampone”. Ginepro non pervenuto, purtroppo.

Hermit Gin invece ci aveva già ammaliato al White Festival e qui conferma le sue qualità: viene proposto in abbinamento con un’ostrica fresca e appena aperta, una vera e propria chicca. Una volta mangiata viene versato il gin direttamente nella conchiglia e da qui bevuto. Ottime sensazioni: salinità, una bella “pasta aromatica” e grande persistenza. Idea super per un abbinamento di grande impatto.

Hendrick’s presenta una novità presto in arrivo nel nostro Paese: Hendrick’s Orbium. Saltiamo la nuova release Midsummer Solstice (ne abbiamo parlato approfonditamente qualche settimana fa – per leggere la recensione clicca qui) e passiamo direttamente all’Orbium che ci accoglie con tre nuove botaniche: chinino, assenzio e fiori di loto blu. Il risultato ci soddisfa e ci sorprende al tempo stesso, i sapori sono leggermente virati sull’amaro mentre a livello olfattivo si sente una certa tendenza floreale, anche se ben diversa dal Midsummer Solstice. Faremo a breve una comparativa più approfondita su questo prodotto, davvero uno dei più coraggiosi in termini di
innovazione.

Ultimo passaggio? Una bottiglia venezuelana a conferma che i Gin sudamericani sono in fase di grande espansione commerciale. Si tratta di Canaima, prodotto nella foresta amazzonica i piccoli batch. Otto sono le botaniche tradizionali e dieci quelle del territorio, alcune delle quali davvero molto particolari (basti pensare all’uva di palma e al cacao bianco). In questo caso il prodotto è estremamente interessante, al naso è lampante il ginepro, ben avvolto da note fresche, agrumate ed erbacee. Al palato un ottimo mix di frutta esotica nel retronasale e sensazioni dolci e dry in bocca. Ben giocato, il tutto declinato a 47%.

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