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The Indian gin time is Nao: la renaissance indiana del gin comincia da Nao Spirits

labarbaalbar
December 23, 2020

La nostra recensione del primo Craft Gin indiano, Greater Than London Dry Gin, e di Hapusa Himalayan Dry Gin con ginepro indiano

Moltissimi sono i regali dell’India al mondo, dal Mahatma Gandhi al Curry, dal Taj Mahal al The. Ma sopratutto per noi gin lover l’India è fondamentale per due ragioni, essendo il paese al mondo più ricco di spezie e il luogo che ha dato i natali al gin and tonic. Il G&T com’è familiarmente chiamato deve la sua nascita alla difficile adattabilità dei coloni inglesi, presenti in India per quasi due secoli, dal 1757 al 1947. il principale ostacolo per le truppe britanniche era rappresentato dalla malaria, diffusissima attraverso il morso delle zanzare e potenzialmente letale. L’unica cura all’epoca era rappresentata dal chinino, pianta sudamericana e elemento chiave delle moderne acque toniche. Un frate, esperto di fitoterapia ne introdusse l’uso in Europa a partire dal Seicento. Per ovviare al sapore amaro e sgradevole del chinino liquido non diluito, qualcuno (a cui dovremmo dedicare un monumento) ebbe l’idea di aggiungervi del gin. Il risultato fu talmente apprezzato da giungere praticamente inalterato sino ai giorni nostri, diventando una delle pietre angolari del mondo della miscelazione, da bere anche quando non ci sono zanzare in giro.

Vaibhav Singh, Mallika Kapur e Anand Virmani

Per quanto riguarda le spezie, basterebbe citare solo il pepe nero, la curcuma e lo zenzero per capire come sin dall’antichità l’impatto su medicina, cibo e miscelazione dell’India sia stato fondamentale. Sembrava in effetti strano che un paese così legato al gin per ragioni storiche e produttive, non possedesse un gin autoctono. Questa lacuna è stata finalmente colmata nel 2015 dai due fondatori di Nao Distillery, Anand Virmani e Vaibhav Singh. I due, che possiedono un cocktail bar a Delhi, non si capacitavano che tra le decine di etichette presenti nel locale, nessuna fosse riconducibile al loro paese, pur essendo questo il fornitore della maggioranza delle botaniche utilizzate o fosse qualitativamente all’altezza.

La ricerca quindi si è basata inizialmente sulle materie prime. Quali botaniche utilizzare per il primo gin premium indiano, che raccontassero una storia millenaria e fossero autoctone? Da produttori locali furono acquistati i semi di coriandolo, il finocchio, la citronella, lo zenzero e la camomilla affiancate a ginepro macedone, scorza d’arancia spagnola, radice di giaggiolo italiano e radice di angelica tedesca. Il tutto è stato infuso in alcool neutro di cereali, per un London dry, Greater Than, distillato in alambicco di rame.

Greater Than London Dry Gin (scheda tecnica) al gusto presenta note di ginepro, una leggera speziatura che si evolve in una piccantezza zenzerosa nel finale. Questo Gin si presta sia alla bevuta liscia che alla miscelazione sopratutto per un inedito Martini con un tocco indiano.

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Ma Virmani e Singh non erano ancora del tutto soddisfatti, volevano infatti un gin che fosse 100% indiano e con Hapusa Himalayan Dry Gin (scheda tecnica), hanno raggiunto lo scopo. Hapusa infatti ha al suo interno solo botaniche autoctone, frutto dell’incessante ricerca sulle materie prime dei due amici. Le bacche di ginepro crescono alle pendici dell’Himalaya e sono raccolte a mano da agricoltori locali. Sempre da agricoltori locali arrivano i semi di coriandolo, lo zenzero, la curcuma, il limone, il cardamomo, il mango e le mandorle. Una scelta che conferisce al distillato un profumo caratterizzato da note di pino oleoso accompagnate da un tocco di vaniglia, menta, radice di angelica e cioccolato, e un sapore immediato e avvolgente che si apre con note di coriandolo e spezie dolci, seguite da aromi a foglia verde per un finale nel quale emergono note di cedro e agrumi e una lunga e persistente nota di spezia piccante.

Hapusa Himalayan Dry Gin ha rappresentato un punto di svolta per il mercato indiano ed è il primo gin 100% indiano ad essere distribuito anche all’estero. Nao infatti significa barca in sanscrito e con questo nome i produttori hanno voluto omaggiare le navi che dall’India salpavano per il mondo cariche di spezie alla conquista di tutti i palati esattamente come intendono fare in Nao con i gin indiani del ventunesimo secolo.

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