Interviste

I benefici di un approccio innovativo al gin: intervista a Jean-Sébastien Robicquet, creatore di G’Vine Gin

Vanessa Piromallo
November 11, 2022

Nel nostro viaggio in Cognac assieme a Mixer Italia, distributore di G'Vine Gin, abbiamo incontrato Jean-Sébastien Robicquet e ci siamo fatti raccontare la sua storia e i suoi segreti...

Raccontaci la tua storia

Io sono nato a Bordeaux e ho studiato enologia e legge, poi mi sono spostato nel Cognac dove mi sono occupato di marketing. Per dieci anni ho lavorato presso Moët Hennessy e ho viaggiato in tutto il mondo trasferendomi in continenti diversi con mia moglie e mio figlio – adesso ho tre figli -. Infine, siamo tornati nel Cognac agli inizi del 2000 e qui ho deciso di lasciare il mio lavoro. Ho creato la mia azienda dal nulla, armato di fede, voglia di fare e il desiderio di rimanere nell’ambito delle bevande.

A marzo 2001 ho quindi fondato EuroWineGate con una vision ben precisa: selezionare prodotti artigianali locali e distribuirli tramite una piattaforma online dedicata principalmente al mercato statunitense. Si trattava però di un anno difficile per gli imprenditori e a settembre, con l’attacco delle Torri Gemelle, sembrava che il progetto fosse destinato a perire. Ma quello in cui ho sempre creduto è che le opportunità arrivano se sei tu stesso il primo a creare opportunità per gli altri: la fortuna non arriva dal cielo, la si crea. Network, onestà, valori e idee sono i miei punti fermi.

Nello stesso anno avevo creato la mia vodka a partire dall’uva. Siamo nel sud della Francia, siamo profondamente legati alla cultura del vino e l’uva è il nostro trademark, quindi l’obiettivo era rendere di pregio questo elemento nel mondo degli spiriti. Il gin e la vodka dal nord Europa erano principalmente basati su grano e patate, ma non uva. Un paio di settimane dopo l’11 settembre mi ha contattato Diageo in merito alla vodka d’uva e a Dicembre 2022 c’è stato il lancio di Cîroc Vodka.

Lavorare con Diageo ha portato nuovi modi di lavorare, modi che abbiamo potuto usare, migliorare e adattare per noi.

Press Tour con Mixer Cocktails Italia presso Maison Villevert (ph. Luca Managlia)

Come nasce G’Vine?

La vodka rappresenta una tela bianca su cui creare il gin. L’uva è il nostro DNA. Inoltre ho una mia visione di cosa sia buono (ed è per coerenza con questa visione che rimaniamo un’azienda artigianale nonostante l’aumento delle dimensioni). C’è poi un altro punto a cui ho sempre tenuto molto: il carbon footprint. Dunque, volevo utilizzare ciò che ci circonda ed è così che, in un momento in cui i produttori del Cognac si trovavano in difficoltà, ho potuto aiutarne alcuni acquistando i loro fiori di vigna per distillarli. Da questa idea, nel 2006, è nato G’Vine Gin Floraison.

Poi, nel 2009, nasce G’Vine Nouaison dall’esigenza di avere un gin che parlasse anche con i palati nordici, abituati a note di ginepro più intense e ad un maggiore impatto alcolico. Nello sviluppare il prodotto siamo rimasti coerenti, infatti anche il nouaison è una fase fenologica della vigna.

Jean-Sébastien Robicquet (ph. Vanessa Piromallo)

Come continua la tua storia?

Dal 2009 in poi l’azienda è continuamente cresciuta. Quell’anno ho acquistato Maison Villevert dove ci troviamo ora, poi il vigneto e il sito produttivo dove facciamo il Cognac. In seguito, nel 2015, è nato il sito dove distilliamo e imbottigliamo, grazie al quale posso avere completo controllo della produzione: un investimento necessario per garantire un’alta qualità sempre costante. Nel 2016 l’azienda ha preso il nome di Maison Villevert.

Ciò che mi rende orgoglioso è che siamo riusciti a creare un know how nuovo della distillazione dell’uva, a creare nuovi tools e nuovi brand. Ora ciò che mi preme non è solo sviluppare nuovi prodotti, ma soprattutto integrare la distribuzione in modo da avere il controllo anche su questo aspetto. Per questo oltre al programma in Francia, ne abbiamo avviato anche uno in Spagna per la distribuzione e uno in Inghilterra, dove ho acquistato una distilleria di whisky nell’estate del 2019. Quest’ultima ha valori simili ai nostri e ha mantenuto la sua identità e il suo nome anche dopo l’acquisizione. Specialmente dopo la Brexit, ciò mi ha dato l’opportunità di incorporare la distribuzione così da poter far crescere entrambe le aziende.

Maison Villevert Distillery, Cognac (ph. Vanessa Piromallo)

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Come sono nati gli altri prodotti della gamma G’Vine?

Nel 2020 è arrivato il Covid e ho deciso di essere ottimista e di sfruttare il tempo per sviluppare nuovi prodotti e così sono nati i due June by G’Vine e il G’Vine Reserve.

Visto il trend dei flavoured gin, abbiamo pensato di crearne uno che però distillato, senza colore. Come al solito, mi sono guardato attorno e nei vigneti crescono molti peschi selvatici quindi mi è sembrato naturale fare un gin alla pesca, già familiare al pubblico in contrapposizione al più esoterico gin con fiori di vigna da cui ero partito. Alla pesca ho unito altra frutta estiva che qui cresce spontanea come le albicocche e le ciliegie.

L’idea di June Royal Pear & Cardamom Gin è invece nata per caso: ogni anno mi reco presso una spa in Inghilterra per ripulire il corpo; qui non si può bere alcolici e si segue una dieta specifica, quindi, per rendere più interessanti portate prive di zuccheri, creano combinazioni di sapori interessanti e un giorno mi hanno presentato queste pere con il cardamomo e sono rimasto folgorato da quanto bene i due sapori stessero assieme. Quando sono tornato in Cognac ho subito voluto creare un gin con questi elementi.

Infine, G’Vine Reserve è creato a partire da G’Vine Nouaison, finito in botti di Cognac ed è nato come esperimento, ma visto il successo abbiamo deciso di mantenerlo nel range.

Quale pensi sia la più grande conquista di G’Vine?

L’essere entrato nella Gin Hall of Fame dei World Gin Awards e nella Gin Guild sono la prova che G’Vine abbia avuto un ruolo nella storia contemporanea del gin. La visione che oggi si ha del gin nel mondo deriva dai meriti di diversi brand, in particolare Bombay Sapphire alla fine degli anni ‘80 che ha dato il via alla premiumizzazione del settore, anche se si trattava ancora di un London Dry inglese, poi Hendrick’s alla fine degli anni ’90 ha saputo raccontare in modo diverso il gin al pubblico e dopo di esso G’Vine nel 2009 ha dato la definitiva dimostrazione che in questo settore non bisogna avere paura di innovare. Con il suo gusto dolce e particolare rispetto ai gin classici, ha aperto le porte ad altri produttori, come per esempio Puerto de Indias in Spagna.

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Maison Villevert Distillery, Cognac (ph. Vanessa Piromallo)

Lavorate molto anche con i bartender?

Siamo stati tra i primi a dare vita a una competizione internazionale per bartender a scopo educativo. Da sempre abbiamo instaurato un bel rapporto con i bartender, da quelli già famosi e consolidati come Calabrese, Dorelli e De Groff alle nuove generazioni. Per questo motivo a brand come la vodka e Floraison che comunicano un certo lifestyle abbiamo affiancato il vermouth e G’Vine Nouaison che si rivolgono ai bartender.

Penso che questo approccio diversificato abbia dato i suoi frutti, tant’è che durante il Covid abbiamo avuto lo stesso turnover dell’anno precedente. Chiusi mercati importanti come Spagna e Italia e chiusi i duty free, siamo riusciti a rimediare con la distribuzione nei supermercati e con i mercati del nord.

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Quali sono, secondo te, i segreti per creare brand duraturi?

Io baso tutto su tre pilastri. Innanzitutto avere una propria firma, una riconoscibilità, una visione sulla quale si basano tutte le scelte. In secondo luogo mantenere sempre costante l’alto livello di qualità: c’è un rapporto di intimità con il consumatore, il prodotto entra nel suo corpo, e quindi non si può mai tradire la sua fiducia. E questo è il terzo cardine: stabilire la giusta interazione con il consumatore.

G’Vine Reserve Negroni e Negroni con La Quintinye Vermouth (ph. Vanessa Piromallo)

Qual è il tuo cocktail preferito?

Io amo molto il Negroni. Non trovavo però facilmente vermouth che mi soddisfacessero ed è così che nasce il mio vermouth La Quintinye. Con Pineau de Charentes, quindi base d’uva unita ad alcol, nello specifico Cognac, e zucchero derivante dalla frutta. Per questo motivo è molto morbido, rotondo, la cifra stilistica che distingue tutti i miei prodotti.

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